Num. 6 - 19 febbrajo 1799
PRIMODI'. VENTOSO ANNO VII. DELLA LIBERTA';
I. DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA UNA, ED INDIVISIBILE (MARTEDI' 19. FEBBRAJO 1799)
Num. 6
Quasi un augurio dell'annuncio che in breve darem a' nostri Lettori di essersi la nostra sorella Sicilia purgata dalla presenza di Ferdinando, e compagni, cominciam questo foglio dal promesso dispaccio di Castel Cicala al Preside di Cosenza. Non fia male però con brevi tratti richiamar previamente a' nostri Lettori, i fasti politico‑morali dell'autore. Il Cavallerotto Principe Castel Cicala, datosi al foro per procacciar fortuna, mentre altro non era che insulsissimo Rabula, nell'informar Acton per una causa forense, gli scoprì così bene le sue disposizioni all'intrigo, ed alla servilità, che quegli lo adocchiò subito e lo destinò sua spia alla Corte di Spagna, e perciò da portarvisi senza pubblico carattere; ma quella Corte subodorato il soggetto, e l'oggetto della missione, allegando non voler presso se persona non insignita di carattere pubblico, ed insignita di questo, volerne altra di maggior splendore, rifiutò riceverlo, ed eluse il disegno. Acton e Maria Carolina per consolar il Rabula, lo destinaron allora Ministro plenipotenziario a Lisbona, dove tal saggio diè subito di sua stravaganza, ed, impertinenza, e tanto vi si screditò, che per toglierlo al comune dispregio dei Portoghesi, e dargli occasione di esercitare la sola sua abilità, quella cioè d'intrigante, fu passato alla Corte di S. James. Mentr'egli era colà, firmò Ferdinando il suo primo trattato colla Francia, e per essa col costei Ministro Makau, ed il contrammiraglio la Touche, ed in questo trattato, l'obbligo di spedir a Parigi a riconoscer la Convenzion, e far seco lei le sue scuse degli officj passati contro di lei al Gabinetto di S. James, (intrighi di Castel Cicala) ed alla Porta. Ricevette il Rabula in Londra l'ordine di Ferdinando di andarvi, e l'ordine segreto di Maria Carolina ed Acton di non andarvi: calcolò da accorto i mezzi alla sua fortuna, ricusò di passar in Parigi: su questo rifiuto andò in lungo la missione, e svanì. Ragioni politiche mossero Acton in quel frattempo a porre due Direttori alle sue Segreterie di affari esteri, e guerra. Il servile Rabula accettò la prima, cioè accettò di esser primo officiale e subalterno di Acton in quella Segreteria, posto rifiutato dal più dignitoso Marchese del Gallo, ed in premio della sua servilità, e quasi un dispetto a dei Gallo, fu allora insignito del rubro cordone di S. Gennaro. Entrato nel posto, la stessa sua protettrice Maria Carolina lo chiamava il seccatore, ma egli se le rendette caro non solo, ma necessarjssimo coi richiamarsi tutt'i processi de' così detti presi di Stato, leggerli, rileggerli, scrutinarli, postillarli, impararseli a memoria, e divenire spirito e mente di tutti, gl'intrighi di persecuzione, e di spionaggio nazionale ed estero, portando negli uni e negli altri tutta la versuzia di un Rabula, la viltà di un birro e la stupida atrocità di uno sciocco ambizioso. Napoli, l'Italia, la Francia, credo l'Europa tutta sanno il resto: divertiamoci col dispaccio.
Copia & c.
Mi comanda il Re di scrivere a V. S. Ill., che nelle attuali circostanze la M. S. conta moltissimo nel di lei zelo, ed attaccamento alla Religione, ed allo Stato. S. M. l'ha sempre conosciuto per officiale di onore, ed è persuasa la M. S. ch'ella sarà per impiegare tutti i mezzi i più efficaci per animare cotesta popolazione alla difesa contro il nemico, e per conservarla nella dovuta fedeltà, e divozione verso l'augusto Monarca. Il Re non dubita della fedeltà della Calabria Citeriore, (è una delle stupidità, no; un degli effetti della crassa presunzione, che Ferdinando ha di se stesso, corrispondente alla sua crassa ignoranza, quella di tiranneggiar sempre, e di credersi sempre amato), ma se mai vi si elevasse qualche mal intenzionato, ella lo punisca militarmente, dandole a tal uopo le più estese facoltà. Qualche testa scellerata ch'ella farà cadere, (Scellerato tu stesso, le teste degli uomini son melaranci, o pera? se teste scellerate devono farsi cadere, dunque la tua; ma no, schifosissimo ammasso di brutture, degno de'concittadini dell'una, e dell'altra Sicilia è soltanto il soffondarti nel lezzo) servirà d'argine, e di terrore a pochi mal intenzionati, e tranquillerà, ed assicurerà i buoni, che sono in gran numero, (certamente, e tutti contro di te). Faccia ella predicare gli Ecclesiastici i più probi, ed i più zelanti, (han predicato; ed han predicato, e predicano la libertà de'Popoli oppressi, e scarnificati), e faccia da essi inculcare a' Popoli la invariabile costanza nella S. nostra Religione, e la inalterabile fermezza della fedeltà dovuta al nostro amabilissimo Sovrano. (La Religione fulmina te, ed i tuoi simili, essa comanda che gli uomini rientrino ne' loro diritti, l'inalterabil fermezza di ciascun uomo in sostenerli, la fedeltà da tutti dovuta alla patria). Proccuri Ella in tutti i modi la tranquillità della Provincia, ed avendo cosa da proporre, lo faccia subito, rappresentandolo a S. M. ed anche al Duca della Salandra (che mesci tu quì un uomo da bene e di onore, con te stesso?) o a chi per il medesimo in suo nome dalla M. S sarà stabilito alla testa della Regia armata, che cuopre la Calabria, (né anche una regia mosca, salvo le regie spie). Bisognandole qualche denaro per la difesa della Provincia, e permantenere la interna tranquillità (Le due non provincie, ma dipartimenti l'han mantenuta, la mantengono a se stessi, e anderan di breve a procacciarla a' confratelli della Sicilia, purgandola da te subalterno, dal tuo despota Ferdinando, da' tuoi Capi‑despoti Acton e Maria Carolina), S. M. autorizza V. S. Ill. a prenderlo da' regj Percettori, e Tesorieri di C.C.; ma lo faccia Ella con molta economia, giacché le Regie Casse debbono servire al mantenimento della Regia Armata. V. S. Ill. manderà qua in Palermo a S. M. tutte le possibili notizie tanto di cotesta Provincia, che delle altre dei Regno le quali avrà e ne dirigerà i pieghi al Tenente Generale Danero in Messina che avrà cura di farli quì pervenire. Avviserà ogni cosa, che possa interessare la Calabria ulteriore a quel Preside Winspear = Palazzo 22. Gennaro 1799. = Al Preside di Cosenza. Il Principe di Castel Cicala. E' il 22 epoca climaterica per Ferdinando: ai 22 Novembre marciò per Roma, ai 22 Decembre s'imbarcò per fuggir da Napoli; ai 22 gennajo manda il dispaccio alle Calabrie (già entrava l'armata Francese ne' sobborghi di Napoli); a 22 Febrajo il sentiremo fuggito dalla Sicilia: portano di fatti le recenti notizie pervenute di colà, ch'ei stava per imbarcarsi. Odano intanto i nostri Lettori l'effetto di quel dispaccio. La Democrazia, quasi un bel raggio di luce, si è in un istante diffusa sovra tutte le Calabrie. Dicemmo già di Cosenza, (patria del nostro Rappresentante Bisceglia, e del celebre emigrato Francesco Saverio Salfi, e tanto basta per creder ivi ben radicato lo spirito di libertà), e di tutta quella Calabria Citra ed accennammo nel foglio passato la democratizzazione di Catanzaro. Appena cotesta Città dette il segno, seguì tutta la Calabria ultra. Ambe le Calabrie son già non solo democratiche, ma piene di entusiasmo repubblicano. In Monteleone gli stessi Cittadini han posto a loro conto taglia di più centinaia sopra un tal Fiore, emissario, che pretendeva assoldar gente pel tiranno. In Cottala una rispettabile madre di famiglia, Vittoria Pellegrini, superando gl'incommodi dell'avanzata età, e dell'inferma salute, si è posta ella medesima alla testa del Popolo, ed è andata ad intuonar il Tedeum per la proclamata Repubblica. Tutta quella valorosa gioventù, che obbligata alla coscrizione militare, o aveva procurato sfuggirla, o aveva abbandonato l'armata; tutta, e da per tutto ha cominciato a gridare, or vogliam esser soldati per mostrar al tiranno, che lo vogliam esser non per lui, ma contro di lui. In mezzo a cotesto generale trasporto, il Cardinal Ruffo, i feudi della cui famiglia sono nelle Calabrie, o portando, o dicendo portare diploma di Vicerè, se n'era passato colà per far genti ed armi, ma si crede di certo arrestato già in Reggio; pur lo sia, o non lo sia, poco monta un brigante qualche sia il color del suo Cappello, alle Calabrie tutte unite a sostener se stesse, ed alla cui volta è già partito per la via di Salerno un buon corpo francese, la cui prima divisione pernottò jeri in Castellammare. Non presenta, è vero, un quadro si lieto il totale della Puglia; pur la democrazia si mantien ferma, e tranquilla in molte comuni: e Trani, Barletta, ed altre comuni illuse, e sollevate la maggior parte da finti dispacci che gli assoldati dal despota andava spacciando, come se emanati da lui già quì ritornato, si calmano a misura, che il tempo va dissipando cotesto errore, e quelle Popolazioni vari riconoscendo, o per meglio dire assicurando se stesse dal timore delle vendette di Ferdinando. Son giunte al Governo deputazioni di molte Comuni, non solo democratizzate, una dove il buon ordine non è stato affatto turbato. Cennammo già di Potenza per opera di quel Vescovo. I Cittadini di Spinazzola, mossi dal lor amore per la libertà, e per la Patria non solo di unanime consenso han democratizzato se stessi, e si son creati la loro Municipalità, ma han cooperato alla democratizzazione delle vicine Comunità di Banzi, Genzani, ed Acquatetta. Lo stesso e prima fra tutte le Città della Puglia piana ha fatto Cerignola, divenuta insieme l'asilo di tutti i patriotti costretti a salvarsi dalle turbolenze di talune Comunità convicine. Il Governo ad amendue queste Comunità, cosi benemerite della Patria, ha risposto con energiche lettere piene di gioia, e di lode per le medesime, che per la moltiplicità delle materie ne spiace non poter inserire. Ai 7. ha innalzato Foggia l'albero della Libertà. In questa settimana abbiam avuto in fine la posta di Abruzzo. Tutte le notizie concordano a mostrar che in Chieti non vi è stato moto alcuno, anzi i bravi Chietini, chiusa la Città han respinto gli assassini del circondario. I movimenti maggiori sono stati nella Provincia dell'Aquila, Città della quale non si hanno ancora notizie, ed intorno a cui debaccava Cipicchia; e ne' contorni di Sulmona, dove il Proni alla testa di una massa di galeoti, e di altra gente consimile era entrato in varie Comuni vi aveva saccheggiate le Case de' Patrioti, e portatisi in arresto alcuni Cittadini al suo quartier d'Introdacqua, cui dava il nome di ' suo quartier Generale; e fra gli altri aveva arrestato il vecchio padre, ed il zio del noto patriota, e martire della rivoluzione Stanisiao Melchiorre. Gli arrestati eran però detenuti senza sevizia, e la massa si andava di giorno in giorno diminuendo. Invitiamo quì il nostro filosofico Governo ed i nostri Concittadini ad una riflessione. Grand'è il delitto di tal'insurgenti, nell'insorgere, nel saccheggiare le case de' patrioti, attentar sulle persone della Municipalità, e portarle in arresto: poteva però esser più grande, potevano trucidarle. Or dev'esser un principio di giustizia legislativa ed amministrativa, di tener conto a' rei di ogni atrocità, che potevano e non hanno commessa; perché giova alla società che anche in mezzo al delitto il reo si trattenga, e non commetta l'ultimo eccesso; il reo mostra così, o che tutto non sia spento in lui un interno sentimento di umanità, o che è frenato da salubre timore; e nell'uno, e nell'altro caso mostra facilità o almeno disposizione al regresso. Se dunque la legge ha per iscopo di migliorar ciascun uomo, e per quanto è possibile diminuire le atrocità particolari, e se la giustizia amministrativa dev'esser sollecita più di salvar i Cittadini col prevenir il delitto, o gli ultimi eccessi del delitto, che di vendicarli, comandano la morale, la ragione, l'utilità de' Cittadini medesimi, che si opponga gran differenza, fra Proni, che saccheggia, arresta, ma preserva la vita ai Cittadini, e coloro che gli han trucidati, o gli trucidassero. Fratanto in questo generale pericolo de' Patrioti, molti zelanti cittadini ci hanno invitati ad esporre il loro voto per una legge, colla quale ponendo sotto la particolare salva guardia di essa le persone, e di beni de' patrioti, si accordasse loro il rinfranco de' danni che ricevono su beni di coloro che lo producono o lo cagionano, e venissero le loro persone assicurate vita per vita da chiunque attentasse contro di loro. Siccome in alcune ex‑provincie molte erano le gare, e gelosie di famiglia; gare, e gelosie, che forse han pur influito, o influiscono nei torbidi avvenuti in alcune comuni, credono i Cittadini, che una siffatta legge sarebbe ottimo insieme rimedio, e preservativo. Domenica fu innalzato l'albero della libertà prima nella Conciaria, poscia nel Mercato a spese di quei Capo‑lazzari. Il General Championnet a cavallo col suo stato maggiore, ed una deputazione del nostro Governo si portò ad assister all'uno, ed all'altro. Al mercato si trovò per loro innalzato sontuoso palco; dove però indistintamente salì gran turba di cittadini. La gran piazza, i vicoli, che vi spuntano, tutti i balconi, finestre, terrazze, che vi riguardono, erano zeppi di gíojosa moltitudine di ogni età, e di ogni sesso. Una scelta orchestra rallegrò la funzione, ed il presid. Laubert con bella popolar arringa rammentò al Popolo il suo Massaniello, e spiegogli, come la presente rivoluzione altro non è, che quello stesso che far volle, e pe' tradimenti della Tirannia non potè eseguire Massaniello. Scelti vini forestieri e dolci erano in terra a piedi dell'albero. Altri furono copiosamente dispensati nel palco. Al Generale fu presentato un canestro di colombi, de' quali uno con uno scritto di ringraziamento della assicurata libertà; il Generale facendo dispensar gli altri, ritenne, e conservò per sé quello solo. I Lazzari gli chiesero la grazia del suono delle Campane, egli la fe sperare da quì ad altro poco di tempo, e per allora diè il permesso, che, a ravvivare la festa suonasse quella del Carmine loro Chiesa parrocchiale; ma il parroco ricevendone l'ordine verbale da' Lazzari, e non per iscritto, ricusò di farlo. Intanto i Lazzari ne' trasporti della loro gioia si dimenticarono le campane ed il suono di queste, ed accompagnarono a migliaja alla propria abitazione in faccia al palazzo Nazionale esso Generale, che ad accrescer il giubilo, e la sontuosità della festa, fece loro gettare non piccola quantità di monete. Già prima di partir dal Mercato, quei di porta Capuana avevano fatto invito per assister all'innalzamento, ch'essi faranno dell'albero giovedì, o domenica prossima, ed a simile funzione si stanno ora preparando i Luciani. Una deputazione di ecclesiastici si è presentata giorni indietro a ringraziar il Generale Championnet dell' acquistata libertà della Patria, ed a prestar omaggio a questa nella persona de' suoi Rappresentanti. Se gli altri Popoli, e la stessa Francia nel procacciarsi la libertà han trovato un ostacolo nei falsi principj, e nelle private passioni dei loro Clero, siccome ne risuonano i loro pubblici fogli, dobbiam noi felicitarne, e gloriarne del nostro. Il passato Governo riuscì è vero, ad illuder i Popoli col ministero di alcuni ecclesiastici; ma la Corte opprimeva, e riduceva al silenzio i buoni, de' quali si contano anche molti martiri nel clero così regolare, che secolare, e faceva solo parlar ed agire i pochi caltivi, ma questi scompariscono nella Repubblica in faccia alla gran massa de' buoni. Non vi è fra loro, chi non abbia da lungo tempo intimata guerra a' pregiudizj papisti, chi non senta che la prima carità è quella della patria, ed il Sacerdozio lungi dal disgiungerlo, lo collega più intimamente con questa; che il dover di Sacerdote l'obbliga più intimamente a dar egli l'esempio di fedeltà, e di obbedienza alle patrie leggi, e che la fratellanza imposta dal Vangelo è la fratellanza, e l'uguaglianza che impone la Repubblica; in una parola è la vera dernocrazia. Intanto il nostro Governo per la più sollecita istruzione de' Popoli ha trai più dotti ecclesiastici scelto a tale oggetto una commessione colla seguente enciclica.
GOVERNO PROVVISORIO
Comitato dell'Amministrazione interna Nap. il dì 26. piovoso ann. 7. della libertà 14. Feb. 1799. v. s.
Il Governo provvisorio considerando, che un popolo, il quale passa in un tratto dalla schiavitù alla libertà, non possa dirsi compitamente rinato ad uno stato così felice, se istruzioni uniformi di dura morale, e di vero patriottismo non formino ugualmente in tutti gli Individui lo spirito, e 'l costume pubblico, vero sostegno delle buone leggi; è venuto a disporre, che questo Comitato dell'Interno formi una commissione di sei ecclesiastici per costumi, e per dottrina riputati, i quali dovranno dirigere le predicazioni, ed istruzioni, che debba fare il Clero secolare, e regolare; dovranno formare nel più breve termine un Catechismo di morale all'intelligenza di tutto il Popolo, presentarlo a questo Comitato per l'approvazione; e quindi farlo insegnare in tutti i luoghi, invigilando sulla condotta degli Ecclesiastici per l'esatto adempimento di tali oggetti di pubblica Istruzione, e con l'intelligenza dell'ordinario locale, il quale dovrà significare il voto della commissione, e sospendere le persone poco abili dall'esercizio di tali funzioni. Questo comitato eligge voi Cittadino N per uno de' membri della commissione, conoscendovi fornito di tutte le qualità necessarie. Salute, e fratellanza.
Baffi Presid. = Ciaja Gius. Seg.
Sono nominati Bernardo La Torre Vescovo di Lettere e Gragnano. Aniello d'Eloise, Parroco di S. Maria d'ognibene. Michele Passaro. Gennaro Cestari, fratello del Rappresentante Cestari, ed autore della dotta opera il vero Spirito della Chiesa sulla Giurisdizione de' Vescovi. Marcello Scotto, ed il Cattedratico Vincenzo Troisi.
Son già quì giunte lettere per l'ammiraglio, e varj Uffiziali della squadra Francese uscita da Tolone; stiam dunque in attenzione di detta squadra. Il già Cavalier Ramette incaricato di Ferdinando in Roma, e che ritornato quì, gli era riuscito di sorprendere persona che sorprese a vicenda la scrupolosa oculatezza del Generale Championnet, e ne conseguì passaporto per ritornarvi è stato colà arrestato da quel governo. tostoché informato della sua dimora. Jeri si tenne dal nostro Governo la prima sessione pubblica. Fu prima accordata la parola al Deputato di Catanzaro, che annunciò la seguita democratizzazione di quella Città, e di tutta quella Provincia ultra. Indi il Rappresentante Albanese propose l'abolizione della feudalità, e di tutti i diritti feudali in tutta la superficie della Repubblica e ne lesse il piano comune a lui, ed al Rappresentante Forges. Il Rappresentante Pagano lesse altro piano, in cui conveniva dell'abolizione generale di tutti i diritti feudali, ma ammetteva qualche modificazione per quelli delle decime, e del terratico; diritti ch'ei supponeva derivati da privato contratto tra '1 feudatario, e le Università. Dopo varie mozioni, e varie rischiarative riflessioni fatte dal Rappresentante Cestari, la mozione fu aggiornata a lunedì venturo. Oggi finita la presidenza del Rappresentante Laubert, vi è stato nominato il Rappresentante Ignazio Ciaja. Domenica sera nell'Istituto Nazionale il Cittadino Troise apri la sala con una mozione d'ordine, cioè proponendo se l'Invigilatore dovesse durar una, o due decadi: fu deciso, che una. Indi il Rappresentante Pagano lesse dotta memoria, mostrando che non avremmo potuto dirci pienamente liberi, finché l'amor della libertà non avesse estinto in noi l'egoismo, e purgato l'animo da tutte le vili passioni, che ne derivano. Fu fatta la mozione perché coloro i quali con teatro portatile di burattini vari divertendo il minuto popolo per le piazze, faccian anche da questi trattar soggetti democratici; e quei cantastorie, che similmente per le piazze cantan favole di Rinaldo ed Orlando cantino delle istruttive canzoni Napoletane. La mozione fu approvata, e fatta nota di varj soggetti, cui dar l'incarico di tali canzoni. Possiamo annunciarne una assai bella fatta preventivamente a questa mozione, dal Cittadino Sergio Fasano, ch'è l'autore della da noi lodata allocuzione in lingua napoletana firmata l'amico dell'ommo, e de lo patriota, e della quale parlammo nel num. 3. Questa mane è uscita in corso una nostra fregata con varj altri piccoli legni per protegger il commercio delle nostre coste. Nella lettera Officiale in cui il General Championnet annunciava la guerra dichiarata da Barbareschi alla Francia , si faceva menzione di altra dal giorno precedente; in cui sollecitava fossero poste in cantiero un vascello, e due fregate. Crediamo far cosa grata ai nostri lettori col quì soggiungeria.
Chiampionnet Generale in Capo al Governo Provvisorio della Repubblica Napoletana.
Io vengo, Cittadini, a mettere in attività il vostro zelo, ed a provocare un gran contrassegno della riconoscenza, che deve animarvi verso la Repubblica Francese: è questo d'impiegare ogni vostra cura, e posto da banda qualunque affare, mettere in attività i travagli dei Cantiere, e della Marina, per costruirvi subito un Vascello di linea, di cui il ponte sia proporzionato al fondo dell'acqua dei Porto di Napoli, e due Fregate, per conto della Repubblica Francese. Io ho determinato inoltre, che il Vascello di linea porti il nome di Armata di Napoli, le due fregate una porterà il nome di Partenope, e l'altra la Riconoscenza. Gli Arsenali, i magazzini della Marina per lo innanzi Reale, forniranno abbondantemente de' materiali, le foreste Nazionali suppliranno al bisogno del legname; voi siete autorizzati ad ordinare qualunque taglio necessario, io v'investo in questo affare di tutta la mia autorità, con rendermi conto regolarmente delle vostre operazioni: se qualche autorità rivale, che non potrebbe essere altrimenti animata, che da uno spirito d'opposizione agl'interessi delle due Repubbliche, si opponesse all'esecuzione del mio ordine, io v'insinuo di non avere alcun riguardo, e di denunziarmi i cattivi Cittadini, de' quali farò terribil esempio: se sarà necessario di penetrare ne' magazzini, a' quali sono stati apposti i suggelli, per avere degli oggetti di costruzione, indirizzatevi al Capo dello Stato Maggiore dell'Annata, che darà ordine ad un Uffiziale di unirsi alle persone, che voi destinerete per procurare di togliere i suggelli, e per estrarne i materiali necessarj, de' quali vi sarà bisogno; ogn'individuo, che si opporrà all'esecuzione del mio ordine, sarà complice de' nemici della Francia, e giudicato come tale da un Consiglio di Guerra. Tutte le spese, che voi farete per la costruzione di questi tre Bastimenti, saranno calcolate nella contribuzione. lo m'impegno ancora con voi di farvi un imprestito sopra ogni pagamento, che voi farete nella cassa del pagatore dell'Armata, per mettervi al caso di secondare le mie vedute, che non tendono, che al l'accrescimento della Marina Nazionale, e Francese, la quale spero dovrà un giorno combinare le sue forze con quelle di tutti i popoli liberi, tra' quali voi figurerete onorevolmente, per distruggere affatto la potenza di quei nemici dell'umanità, fieri e crudeli, autori di tutti i delitti, e di tutte le calamità, che desolano l'Universo da otto anni in qua; per dirvelo in una parola del tirannico Governo inglese. Io mi lusingo, Cittadini, che voi vi occupererete seriamente, e prontamente di questi oggetti importanti, e che mi darete parte delle misure, che avrete adottate per l'esecuzione di una domanda, della quale è inutile provarvene l'urgenza. La costruzione del Vascello, e delle due Fregate non si oppone affatto al progetto della costruzione delle Scialuppe cannoniere per la sicurezza del porto, e delle coste; al contrario v'invito ad occuparvene senza alcun ritardo. Salute, e Fratellanza. Championnet.
Non essendo ancor uscita la distribuzione del Dipartimento del Vesuvio, diamo intanto le altre.
Dipartimento della Pescara.
Il Dipartimento della Pescara è diviso in 16. Cantoni. I capi luoghi de' sedici Cantoni del Dipartimento della Pescara sono, 1. Civitella del Tronto, 2. Teramo, 3. Atri, 4. Chieti, 5. Amatrice, 6. Civita di Penna, 7. Ofena, 8. Sulmona, 9. Leonessa, 10. Introdoco, 11. Aquila, 12. Popoli, 13. Celano, 14. la Scurgola, 15. Carsoli, 16 e Taglia-cozzo.
Dipartimento del Garigliano.
Il dipartimento del Garigliano è diviso in quindici Cantoni, cioè 1. Sora, 2. Arpino, 3. Atino, 4. S. Germano, 5. Fondi, 6. Gaeta, 7. Roccaguglielmo, 8. Sessa, 9. Teano, 10. Cajazzo, 11 Pietra Veranno. 12. Piedimonti, 13. Isernia, 14. Venafro, 15 e Torra.
Dipartimento del Volturno.
Il Dipartimento di Volturno è diviso in diciotto cantoni, cioè: 1. Capua, 2. Aversa, 3. Marano, 4. Acerra, 5. Nola, 6. Sarno, 7. Avella. 8. Arienzo, 9. Montesarchio, 10. Cerreto, 1 l. Castel Pagano, 12. Castel Franco, 13. Montefusco, 14. Ariano, 15. Mirabella, 16. Bagnagli 17. Avellino, 18. Maddaloni.
Dipartimento del Sangro.
Il dipartimento del Sangro è composto di sedici Cantoni, cioè: 1. Lanciano, 2. Ortona, 3. Palena, 4. Alitta, 5. Pesco costanzo, 6. Castel di Sangro, 7. Agnone, 8. Barranello, 9. Campobasso, 10. la Riccia, 11. Trivento, 12. Larino, 13. Termoli, 14. Serra Capriola, 15. Dragonara, 16. il Vasto.
Dipartimento dell'Ofanto
Il dipartimento dell'Ofanto è composto di quattordici cantoni, cioè: l. Foggia, 2. Manfredonia, 3. Monte S. Angelo, 4. Vico, 5. S. Marco in Lamis, 6. S. Severo, 7. Lucera, 8. Troja, 9. Ascoli, 10. Besaccia, 11. Pisco pagano, 12. Melfi, 13. Minervino, 14. La Cirignola.
Dipartimento del Sele.
Il dipartimento del Sele è composto da tredici Cantoni, cioè: 1. Salerno, 2. Castellammare, 3. Nocera de' Pagani, 4. Corvino, 5. Contursi, 6. Muro, 7. Avigliano, 8. La Sala, 9. Vibonati, 10. Pisciotta, 11. Sicignano, 12. Campagna, 13. Castelnuovo.
Dipartimento dell'Idro.
Il dipartimento dell'Idro è composto di quattordici Cantoni, cioè: 1. Giovenazzo, 2. Bari, 3. Mola, 4. Monopoli, 5. Ostuni, 6. Brindisi, 7. Lecce, 8. Otranto, 9. Casarano, 10. Nardò, Il. Grottaglie, 12. Taranto, 13. Massafra, 14. Martina.
Dipartimento del Bradano.
Il Dipartimento del Bradano è composto da' dodici Cantoni, cioè: 1. Matera, 2. Altamura, 3. Molfetta, 4. Bisceglia, 5. Trani, 6. Barletta, 7. Montepoloso, 8. Potenza, 9. Marsico Nuovo, 10. Monte Muro, 11. Stigliano, e 12. Pisticcio.
Dipartimento del Crati.
Il dipartimento del Crati è composto di dieci Cantoni, cioè: 1. Cosenza, 2. Corigliano, 3. Ciro, 4. Acri, 5. Castrovillari, 6. Tursi, 7. Castel Sarracino, 8. Lauria, 9. Belvedere, 10. Belmonte.
Dipartimento della Sagra.
Il dipartimento della Sagra è composto di dieci Cantoni, cioè: 1. Catanzaro, 2. Cotrone, 3. Nicastro, 4. Monteleone, 5. Tropea, 6. Seminara, 7. Reggio, 8. Bova, 9. la Roccella, 10. Satriano.
Con legge de' 25. Piovoso il Governo Provvisorio ha ordinato.
1. Che tutti coloro, i quali hanno un carattere Diplomatico, sian Ministri, Consoli, Viceconsoli, ed Agenti di Potenze belligeranti colla Francia, debbono fra lo spazio di giorni otto dalla publicazione della presente legge, uscire dal Territorio della Repubblica Napoletana, e in caso che non eseguiranno ciò che loro viene imposto, il Govern Provvisorio darà tutte le convenevoli disposizioni, ch'esige il dritto delle Genti, e la pubblica sicurezza, eccetto coloro, i quali sono Napoletani, e sono investiti di così fatto carattere, purché rinuncianoali detto impiego, e rimangono come semplici Cittadini. 2. Che tutti gli stranieri, i quali non siano muniti di una carta di sicurezza spedita loro dal Comitato di Polizia Generale sull'attestato di due riconosciuti, e virtuosi Cittadini, debbano fra lo spazio di cinque giorni dalla pubblicazione di questa legge uscire dal Territorio della Repubblica; e quelli, che non avranno ubbidito, saranno immediatamente arrestati, e posti in carcere. |
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