Num. 13 - 16 marzo 1799
SESTODI' 26. VENTOSO ANNO VII. DELLA LIBERTA'; I. DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA UNA, ED INDIVISIBILE (SABATO 16. MARZO 1799) Num. 13
Continuazione del proclama del Ministro dell'Interno. Il terzo ramo dell'Amministrazione, di cui sono io incaricato, ab braccia l'Economia politica, parte sì interessante alla ricchezza della Nazione in comune, ed alla felicità de' Cittadini in particolare. Alla in dustria, e sopratutto all'agricoltura, nudrice degli uomini, e vero sostegno delle società, tutta la cura delle Amministrazioni è dovuta. Si facciano esse a visitare così la bottega del falegname, e quella del pittore, come il gabinetto del meccanico, per indagarne il vero stato, e gli ajuti, che bisognano per condurre queste arti alla loro perfezione. Sappiano incoraggiarli colle ricompense, e sopratutto con quelle considerazioni personali, che costituiscono il prezzo più desiderato de' talenti,e sono la molla più potente, che muove il cuore dell'uomo. Prevengano esse il torto, che l'avidità del ricco appaltatore cerca sempre d'inserire all'artigiano, ed al lavoriere povero. Proteggano l'agricoltore, e 'l Cittadino industrioso, che procaccian la propria sussistenza colla fatica, e coll'onesto guadagno; e li mantengano in quel comodo stato, e in quella dolce mediocrità, la quale meglio che il lusso, e gli speciosi palagi, conviene alla condizione de' Repubblicani. Finalmente aprano a tutti la gran carriera del commercio, sorgente di ogni felicità e ricchezza, allorché è sostenuto dalla fede pubblica, dal buoncostume, e dalla lealtà, quando viene agevolato dalle cure del Governo, e quando specialmente la Libertà ne fa ridondare ripartiti i vantaggi a tutte le classi, che lo sostengono. Non è poi niente meno essenziale allo scopo dell'Amministrazione il prendere in considerazione quanto importi al commercio, che le pubbliche strade sieno praticabili, e ben conservate. Debbono le Municipalità più d'ogni altro occuparsi di quest'oggetto, poiché ciascuna nel suo circondario avendo poco spazio, sul quale impiegar le sue cure, invigilerà meglio sull'economia, e sull'ordine, che la produce. Designeranno esse tutt' i lavori; e la sicurezza delle strade, e la celerità delle comunicazioni, ne saranno il felice risultato. Lo spirito stesso delle già date disposizioni esige, che le Amministrazioni si occupino dei l'organizzazione delle Poste, portandole, secondo i tre decreti del Governo Provvisorio, de' 25. piovoso, ad uno stato che assicuri la speditezza de' viaggi, ed avvicini tra loro, dirò così, l'estremità più lontane della Repubblica. Queste operazioni necessarie per la conservazione delle pubbliche strade, per la cura de' ponti, e delle coste, onde facilitare il commercio, somministreranno agli Amministratori delle notizie preziose sulla topografia della Repubblica. Essi dovranno trasmetterle tutte per secondare le fatiche geografiche, delle quali il Governo ha ordinato il proseguimento, e per dar termine alla divisione generale diffinitiva del Territorio Napoletano. I boschi tanto utili per lo bisogno della nostra esistenza, per le opere dell'industria, per la costruzione de' legni mercantili, e de' vascelli da guerra, destinati alla difesa della Patria, sono altresì confidati alla salvaguardia delle Amministrazioni pubbliche. Debbono esse cercare di avere uomini bene istruiti per regolarne il taglio, e seguire il metodo più vantaggioso a mantenere le selve Nazionali. Debbono aver ancora presente il decreto de' 17. Piovoso, che previene, e punisce il guasto che si potrebbe commettere, con istabilire delle guardie responsabili della conservazione delle medesime, e, passarmi l'avviso delle loro nomine, per esser sottoposte al Comitato dell'Intemo, e confermate dal Governo Provvisorio. Finalmente le Amministrazioni non dimentichino giammai, che esse son circondate da Cittadini, che languiscono nella povertà. La mendicità è nello Stato una piaga, che ne divora in breve tempo tutta la sostanza. A' ricchi si appartiene di compensare con opere di beneficenza saggiamente, ed utilmente versate sopra i poveri, l'ingiusta disuguaglianza, che la fortuna fra loro ha posta. Lo Stato dee somministrare il mezzo da sussistere col travaglio all'indigente, le cui braccia possono ancora esser utili alla società, ed è lui medesimo, ove si accordi un asilo, e si somministrino de' soccorsi alla vedova, all'orfano innocente, al vecchio infelice, il quale dopo aver sotto l'odioso dispotismo passata la sua vita in mezzo a' travagli, ed alla schiavitù, sull'orlo della tomba è condannato ad altronon raccorre, che obbrobrio, e miseria. I pubblici soccorsi, gli Spedali, i Lavoratorj, ove vengono offerti all'indigenza i mezzi per travagliare, e per vivere, debbono dunque sfidare la paterna cura delle Amministrazioni dipartimentali delle Municipalità. Que' che avranno sofferte delle perdite, sacrificandosi per la Patria, saranno da essa indennizzati, poiché il dovere della Patria è di essere giusta, e generosa, benefica e protettrice. Gl'infelici formano un corpo rispettabile e sacro alla umanità: essi han diritto di parlare con tutta franchezza a quel Governo, che non li cura. I Commissarj presso le Amministrazioni Municipali debbono avere una esatta e costante corrispondenza su tutti questi diversi oggetti con i Commessarj presso le Amministrazioni dipartimentali, ed il risultato della loro vigilanza rispettiva dee reassumersi colle lettere, che costoro sono obbligati di Scrivermi ogni dieci giorni, e delle quali io offrirò il ristretto al Governo Provvisorio, che dovrà conoscere la situazione particolare, e generale de' diversi Dipartimenti della Repubblica. Il Governo, al quale i Cittadini drizzano degli utili progetti, è come uno specchio ardente, che riceve i raggi della luce, per riflettergli con più di forza intorno a Cittadini medesimi. Questi sono i doveri, che voi dovete adempiere. Se gli adempirete con zelo, vedrete tutto prosperar intorno a voi Sarà egli mai necessario di ricordarvi, che voi sarete responsabili al Governo di vostre funzioni, al Popolo delle sue disgrazie, e alla posterità della corruzione delle generazioni future? No, certamente. Il Repubblicano non si lascia guidare dal timore del gastigo, o dalla vergogna. Egli non vede, che la felicità della sua Patria: il dolore il più sensibile per lui, sarebbe la rimembranza di non poterle giovare; ed il sentimento de' servigi che le ha reso, è la sola ricompensa, ch'egli ambisse delle sue fatiche. Il Ministro dell'Intemo, Francesco Conforti ‑ Veduto, ed approvato da' Membri del Comitato dell'Intemo ‑ Baffi Presidente De Gennaro, Cestaro Rappresentanti ‑ Ciaja Giuseppe Segr. Per Governo Provvisorio Ciaja Pres. ‑ Jullien Seg. Gener. Championnet. Dimani o diman l'altro partirà per le Calabrie col rispettabile rinforzo, che seco conduce Giuseppe Schipani, Generale colà nominato. Abbiam notizia, che il Commissario del Governo nel Dipartimento della Sagra Giuseppe Poerio, era giunto in Paola; aveva colà trovato e tolto seco buon corpo di truppa civica armata, e rinforzandosi da Comune in Comune, progrediva a far quartier generale in Cosenza. E' ripartito Ettore Carafa: si prepara a ripartire il Gen. Duhesme: progredisce felicemente nel dipartimento del Garigliano pacificando quelle Comuni la legione Tullia sotto il comando del Cittadino Onofrio. E' partito a dar delle disposizioni in Salerno, il Gen. Macdonald. Si sente, che gl'insurgenti, i quali dopo la pacificazione di Nocera avevan prese le montagne, implorino il perdono; si crede, che la Repubblica la quale con occhio materno guarda i suoi figli, anche traviati, non sia per negarlo. Sarà grato a' nostri lettori udire nell'estratto della seguente lettera il valore col quale si son diportate due nostre Comuni, contra gli assassini Albanesi. «Gli Albanesi delle colonie poste nell'angolo settentrionale di Capitanata, cioè di Chieuti, Compomarino, Ururi, Portacannone, e Montecilfone, datisi ad una feroce insurrezione, han commesso in molti luoghi saccheggi, ed atrocità sanguinose, massimamente in quasi tutta l'ex provincia di Contado di Molise. Carichi di bottino, tornavano costoro al primo corrente Marzo a' loro paesi, divisi in due masnade; una cioè di undeci persone, e l'altra di circa centocinquanta. Attraversava la prima il territorio di Acquaviva Colle di Croce, patria del Cittadino Nicola Negro, Commissario nel Dipartimento del Sangro, conosciuto pe' suoi costumi, e per la lunga prigionia tollerata per la gloriosa causa della libertà; le diedero sopra quegli abitanti, e dopo breve combattimento interamente la distrussero. La seconda nel passar pel tenimento di Palata, fu con tanto coraggio attaccata da que' Naturali, tutti bravi Patrioti, che fu disfatta, e per salvarsi si dette ad una precipitosa fuga, abbandonando non solo tutto il bottino, ma ben'anche le arme ai vincitori, dai quali vien tutto conservato a disposizione del Governo. Figli di un paese, che ha data la nascita ai fratelli Vincenzo, ed Amodio Ricciardi famoso il primo, come martire della libertà e della onestà; e l' secondo tanto pel suo caldo patriottismo, e costume, quanto per gli servigi, che sta ora rendendo alla nostra Repubblica, non dovea non nudrire, che sentimenti da renderli benemeriti della Patrila». Jer l'altro partì da qui una nostra fregata con due lancioni per proteggere il commercio delle nostre coste; siccome era verso la sera, una delle nostre batterie non ravvisò i segni e le tirò sopra; ingannato Castel S. Eramo da quel tiro, inalberò segno di squadra nemica; si stette per qualche istante in agitazione di approssimamento di squadra inglese; ma poco dopo la fregata fece i segni col fuoco, fu riconosciuta, e svanì ogni timore. Il Generale Duhesme, oltre 6 m. ducati imposti alla Comune di Foggia nella già riferita sua spedizione nella Puglia, ha trattenuto e preso pe' suoi bisogni al procaccio di Lecce 7. m. ducati ch' esso portava quì per varj particolari. Il Cittadino Hurtin direttore della posta, ha rappresentato con forza al Governo che tali 7. m. ducati proprietà de' privati, e che quì venivano sotto la pubblica sicurezza siano conteggiati sulla contribuzione da pagarsi all'Armata Francese ed il Governo dalla somma di tal contribuzione indennizzi i particolari danneggiati.
Il Commissario Fiori contra il quale per le sue ruberie era ordinato l'arresto, si è sottratto colla fuga. Si è quì veduto affisso il seguente decreto dei Diret. Esec. di Francia. Il Direttorio esecutivo informato che dopo il ritorno dell'Armata Francese in Roma, e la conquista, che n'è seguita degli stati Napoletani, si son commessi de' furti, dell'estorsioni, e delle dilapidazioni, onde la pubblica voce ha accusati alcuni individui, che hanno fatto, o fanno ancora parte dell'armata di Napoli, o che vi sono, o sono stati attaccati, o impiegati al seguito della medesima. Considerando, ch'egli è della maggior importanza il prevenire con qualche singolar esempio il rinovellamento di eccessi cotanto vituperevoli, e che privano l'armata delle risorse legittime, le quali ha ella il diritto di attendere dal frutto delle sue vittorie: ordina quanto siegue. 1. Il Gen. in Capo dell'Armata d'Italia, e di Napoli farà senza dilazione alcuna condurre innanzi ad un consiglio di Guerra tutti gli accusati di furti, estorsioni, e dilapidazioni quì sopra indicate, qualunque sia il loro grado, impiego, o professione. 2. Sarà condotto innanzi al Consiglio di Guerra il denominato Bassal, già Cittadino Francese. 3. Il presente decreto sarà posto all'ordine dell'Armata d'Italia, e di Napoli. Sarà impresso nelle due lingue, ed affisso dovunque spetta ne' territori Romano, e Napolitano. 4. Il Ministro della Guerra è incaricato della esecuzione. Per espedizione conforme, il Presidente del Direttorio Esecutivo. Firmato BARRAS ‑ Segret. Gener LAGARDE ‑ per Copia conforme il Ministro della Guerra. Cennammo nel nostro n. 10. i due decreti del medesimo direttorio, perché i Francesi impiegati presso gli esteri, perdano la Cittadinanza francese e perché le donne si ritirino dalle armate: ecco tali decreti nella loro estensione. «II Direttorio Esecutivo informato che diversi Cittadini Francesi hanno accettati degli impieghi pubblici ad essi offerti da' Governi esteri». «Visto l'art. 12. dell'Atto Costituzionale il quale porta che l'esercizio de' dritti di Cittadino si perde coll'accettazione di funzioni, o di pensioni offerte da un Governo straniero». Decreta quanto segue. Art. I. Gli Agenti civili e militari del Governo Francese ne' Paesi occupati dalle Armate della Repubblica, non riconosceranno più per Cittadini Francesi gl'individui nati in Francia, che hanno accettate delle funzioni ad essi offerte da' Governi stranieri. II. Sarà fatto un rapporto al Direttorio Esecutivo dal Ministro della Polizia generale, sulla quistione di sapere, se vi è luogo d'inserire quest' individui sulla lista degli emigrati. III. I Ministri delle relazioni estere, della guerra, dell'interno, e della polizia generale, sono incaricati dell'esecuzione, ciascuno in ciò che lo riguarda. Firmato &c. «Il Direttorio Esecutivo informato che la legge del 30. Aprite 1793. che esclude dalle Armate tutte le donne fuorché le lavandaje, e le vivandiere, non è osservata esattamente, e che si commettono delle esazioni reprensibili in alcuni de' Paesi occupati dalle truppe della Repubblica. Decreta quanto segue: Art. I. Le disposizioni della Legge de' 30. Aprile 1793. saranno eseguite secondo la loro forma e tenore in tutte le Piazze e contrade occupate fuori del Territorio Francese dalle truppe della Repubblica. ‑ In conseguenza nello spazio di una decade della pubblicazione del presente decreto, i Generali in capite faranno congedare dalle Piazze, dagli Accantonamenti e da' Campi tutte le donne inutili al servizio delle Armate. ‑ Son reputate donne inutili tutte quelle che non sono impiegate all'imbiancatura de' panni e alla vendita de' viveri e bevande. ‑ Son comprese nella esclusione ordinata dalla Legge de' 30. Aprile 1793. le mogli degli Uffiziali Generali, Superiori, e Subaltemi; quelle de' Commissarj di guerra e quelle degl'individui addetti all'Armata, o impiegati al suo seguito, sotto qualsivoglia denominazione. ‑ Tutti quelli, fra i detti soggetti che si opponessero a questa disposizione, o che ne eludessero l'effetto, in qualsivoglia maniera, e sotto qualsivoglia pretesto, saranno distribuiti e rimandati in Francia. II. Le disposizioni de' Decreti de' 7. Nevose, e 6. Germile Anno 6. relative a' Paesi occupati dall'Armata di Magonza, sono comuni a tutte le Armate della Repubblica. ‑ In conseguenza qualunque Uffiziale Generale, Superiore, o Subalterno, che nelle Piazze o contrade occupate dalle truppe Francesi, si permetterà di esigere, o di richiedere dalle Autorità o abitanti del Paese, sia del denaro, sia de' generi per la sua tavola o suo uso personale, sarà dimesso, posto in arresto, e punito come concussionario. III. Il presente Decreto sarà stampato, affisso, posto al l'ordine, ed eseguito in tutti i luoghi occupati dalle Armate della Repubblica. I Generali in capite e i Commissarj civili sono incaricati, sotto la loro responsabilità personale di darvi mano, e di ragguagliare ogni mese il Ministro della guerra. firmato ‑ L.M. Revelliere Lepéaux Ciò non ostante la Truppa alloggiata presso noi continua ad esser mantenuta da' suoi ospiti. Con corriere giunto al Gen. Macdonald si è saputo, che per la già nota rinuncia di Joubert è destinato Generale all'Armata d'Italia il Gen. Scherer ch'era Ministro di guerra. ‑ Si ricorderanno i nostri lettori, oltre le sue prime campagne al Reno, ed in Ispagna, ch'egli dette nella riviera di Genova la celebre rotta a Devins. Lo stesso Corriere ha portato all'Ammiraglio Pleville, giunto quì per la via di terra da varj giorni, l'ordine di noleggiar un bastimento per trasportar in Egitto il General di brigata Salme, il quale conduce seco altresì varj officiali, che volontariamente si sono offerti di andar a secondar Bonaparte nelle sue operazioni. La nostr'ambasceria a Parigi cogli ultimi riscontri stava ancora in Milano. L' infranto giogo del dispotismo ne fa tratto tratto riacquistare tutte le profughe vittime di esso; ed il ritorno delle medesime è un abbellimento di più alla corona civica della nostra libertà, ed una nuova gioja al cuore di ogni buon Cittadino. A Segretario Generale del Governo Provvisorio è stato, per la dimissione del Commissario di guerra Jullien, promosso il noto nostro Cittadino Francesco Saverio Salfi. A Segretario del Ministro dell'Interno era stato eletto l'altro nostro benemerito Cittadino, novellamente tornato da Milano, Flaminio Massa, ed ha rinunciato. Ha pur rinunciato Gherardo Sabino, uno dei cinque per la commissione del quadro delle dilapidazioni fatte dall'ex Re. GOVERNO PROVVISORIO Il pubblico convocio avendo avvertito il Governo che la sua buona fede era stata sorpresa nella distribuzione degi' impieghi, ed anche negl' innumerevoli commessi delle sue segreterie: è venuto a creare una commissione di cinque Cittadini di noto avvedimento e civismo per la deposizione di tutti gl'indebitamente intrusi, ed il severo scrutinio di chiunque dovrà ammettersi in seguito. Tali cittadini sono Marcel, Luparelli, Bianchi, Giuseppe Laghezza, Filippo Ruffo, Gregorio Muscari. Il Comitato di finanze volendo in qualche modo rimediare al di sordine de' Banchi ha emanato il seguente Decreto. La quantità immensa delle Carte di Banco, che per un tratto di perfidia del passato Regime, inonda la Repubblica, è un male assai grave, su di cui il nuovo Governo ha fissata tutta la sua attenzione, per apprestarvi l'opportuno rimedio. Il primo salutare passo, ch'egli diede, fu di dichiarare debito della Nazione quell'ingente vuoto, che la dilapidazione, la malafede, e la rapina di una Corte iniqua avea cagionato. Se la Nazione non si fusse caricata di tal debito, le fortune di tutt' i particolari sarebbero state in un momento sconvolte, e risultata quindi ne sarebbe la miseria pubblica. Dopo questa così interessante operazione non si è arrestato il Governo nella sua lodevole intrapresa, ed in atto sta rintracciando i mezzi efficaci a far scomparire colla maggior sollecitudine possibile una tal enorme massa di carta, ed a sostituirvi l'effettivo numerario. Mentre però egli si applica a togliere la radice dal male, si vede nella necessità di stabilire alcuni spedienti, che stima proprj, e per far versare nelle Casse de' Banchi quella maggior quantità di numerario, che sarà possibile, e per farla distribuire colla dovuta eguaglianza a tutte le persone, le quali si presenteranno ne' Banchi medesimi. Perciò il Comitato di Finanze, anche in seguito di appuntamento fatto dall' intiero Governo Provvisorio nella seduta de'23. del corrente Ventoso, dichiara, e decreta quanto siegue. I. Creasi una Commissione di sei probi, ed intelligenti Cíttadini, che abbia cura di esaminare, e visitare i Libri di tutte le Casse pubbliche d'introito come sono quelle degli Arredamenti, delle Dogane, del Lotto, ed ogni altra pubblica Cassa, acciò veda qual con tante si sia ricevuto, e si riceva nelle medesime, per farlo versare ne' Banchi. II. Tutti li polizini, che si ritroveranno nelle mentovate Casse li debba la Commissione suddetta far bollare ne' rispettivi Banchi, e farli convertire in Fedi di Credito, acciò tali polizini non siano più in commercio. III. Resta assolutamente vietata la formazione de' polizini di Cassa. IV. A niuno è lecito di notare in fede polize colla direzione del pagamento a me medesimo in somma minore di ducati dieci, essendo permesso notarle dalla somma di ducati dieci in sopra. V. Non è proibito notare in fede le polize di qualunque tenue somma, perché il pagamento sia diretto a persona diversa da chi paga, e se si esprime la causale. VI. Per formare la Commissione suddetta si eliggono i Cittadini Filippo Russo, Andrea Cinque, Gennaro Cantalupo, Nicola Mastellone, Giustino Battiloro, e Giuseppe Del re. Napoli 25. Ventoso anno VII. della Libertà. Rotondo. Il Governo medesimo inerendo alla inveterata consuetudine di questa Città, per mezzo del suo Comitato di polizia ha ordinato che nell'entrante settimana Santa, non solo restino vietate le rappresentanze sceniche dalla domenica delle palme sino alla domenica di Resurrezione, ma ha proibito altresì il giro per la Città di ogni sorta di vetture dal mezzo giorno del giovedì Santo sino al mezzo giorno del sabato seguente; sotto la pena a' contravventori di esser loro senza eccezione sequestrate le vetture; incaricando specialmente la commissione di polizia dell'esecuzione di questa legge, ed invitando tutte le autorità, e tutti i posti militari a dar braccio forte per l'esecuzione suddetta. Avran memoria i nostri lettori della largizione accordata dalla Repubblica alla vecchia età, agli antichi servigi, ed ai nuovi meriti di Carlo de Marco, già Segretario e Consigliere di Stato: inseriam per invito superiore la seguente lettera, in cui il nominato Cittadino, che vivuto in un illustre mediocrità, ha sempre consacrato a' poveri il resto de' suoi onorarj, rinuncia a' bisogni urgenti della Repubblica la pensione concedutagli; e l'altra in cui la Repubblica non accetta tale rinuncia. Al Governo Provvisorio della Repubblica Napoletana. Il Cittadino Carlo De Marco beneficato di 200. docati al mese vitalizj, ed invitato eziandio a speranze ulteriori dal Governo Provvisorio, non ha espressioni di riconoscenza convenienti a questo atto di liberalità del tutto gratuito, né mai richiesto. Egli non trova in se stesso altro merito, se non quello solo di adorare ogni costituita potestà, come sempre per lo addietro ha fatto, secondo il precetto dell'Apostolo, e di professare sempreppiù, come anche ha fatto in tutta la sua vita, fedeltà sincera, e disinteressata, secondo il Vangelo. Ma poiché esso Cittadino De Marco ha presso di se un peculio sufficiente al mantenimento de' giorni, che gli avanzano, vorrebbe anzi (salva sempre la stimabilità dei pregevolissimo beneficio) che il Governo Provvisorio impiegasse ne' presenti bisogni della Repubblica questa somma nell'intelligenza, che il De Marco animato da questo generosissimo dono, e dall'offerta magnanima, in qualunque sua triste circostanza, farà sempre ricorso alla benefica Repubblica sua madre, la quale ha conceputa tanta compassione, per purissima virtù. Rassegnando esso Cittadino De Marco questi riconoscentissimi sentimenti si riserba di confermarli di persona, tosto che cesseranno i suoi incomodi, che lo tengono sequestrato in Casa. Salute, e rispettosa riconoscenza. Da Casa (11. Marzo 1799. v. s.) (21 Ventoso an. 7. Rep.). Cittadino Carlo De Marco AL CITTADINO CARLO DE MARCO Il Governo Provvisorio ammirando il vostro generoso dissinteresse nel ricusare a vantaggio della Patria la pensione vitalizia di duc. duecento al mese accordata ai vostri meriti, ed alla vostra età, ha decretato nella seduta de' 22. corrente, che non si accetti la vostra ricusa, e che anzi si riguardi come un tratto novello della vostra moderazione, e del vostro civismo. Malgrado gli urgenti bisogni della nascente Republica, essa non deve trascurare lo stato di un Cittadino, che ha sì ben meritato della medesima. Ad onorare sempreppiù il vostro contegno ha pure ordinato che si faccia pubblica per le stampe la vostra lettera. Nel communicarvi questa determinazione vi augura ‑ Salute, e Fratellanza. Ciaja Presid. ‑ Salfi Secr. Gen. Per invito anche superiore dobbiam soggiungere le altre due quì annesse lettere. Nocera 17 Ventoso an. 7. Merille Sottotenente de'Granatieri nel secondo Battaglione della 30 mezza Brigata al Cittadino Damaud Capo della 30 mezza Brigata. Il mio dovere m'impone, mio caro Capo Comandante, di renderv' informato del più bel tratto di Umanità, di Coraggio, e di attaccamento alla Nazion Francese. li Cittadino La Santè uno de' vostri Guastatori era stato preso dai perturbatori di Pagano: que' scellerati lo avean condotto nella piazza di quel villaggio per sfogare contro di lui la loro crudeltà, e la loro barbarie: di già uno di loro lo avea percosso sulle spalle con un terribil colpo di scialba ed un istante di più avrebbe deciso della sua vita. Il così detto Francesco Pepe, abitante di quel Comune, determinandosi all'impulso dei suo cuore pieno di umanità, corre a rischio della sua vita, lo strappa dalle mani di quel barbaro, e sfrenato popolaccio, disprezza i loro insulti, e le loro minacce, e lo conduce in sua casa, ove attentamente gli presta tutt'i possibili soccorsi. Il di lui Fratello Dionigi Pepe Medico ha voluto averlo in casa, e curarlo a sue spese colla più grande vigilanza, e 'l più grande zelo. Avendo io ricevuto il comando di portarmi in quella Comune con un distaccamento di Granatieri, questi due bravi Fratelli son venuti ad invitarmi di andare in casa loro, ove ho riconosciuto il riferito per un Guastatore del nostro corpo. Egli mi ha fatto i più grandi elogj de' suoi Ospiti per la loro condotta a suo riguardo, ed effettivamente gli han renduto tutt' i servizj. Sapendo Cittadino Capo, che voi non lascerete sconosciuta una così bella, ed eroica azione, io ho creduto un dovere il darvene parte ‑ Salute e rispetto ‑ Soscritto Merille. P.S. Tralasciava di dirvi, che avendo proposto di far portare il Guastatore all'Ospedale, eglino mi han risposto, che voleano tenerlo in casa loro sino alla di lui perfetta guarigione ‑ Per copia conforme, e letterale ‑ Ilcapo della 30 mezza Brigata Damaud. Al Presidente del Governo Provvisorio. La sera del dì 11 del corrente, il Capo di Battaglione della prima Legione Napoletana Michele Gicca, Comandante della Piazza d'Acerra, ritornando da Napoli unitamente al secondo Tenente Stratti Gicca, suo fratello, per partire il dì seguente coi suo Battaglione in soccorso di Ettore Carafa in Solofra, fu assalito alle vicinanze di Acerra da molti insurgenti ed assassini, che gli tirarono varie fucilate, restando il detto Comandante ferito in due diverse parti nel braccio sinistro, ed il fratello nel dritto: ma invece di fermarsi gridò Viva la Repubblica, grido pel quale gli furono tirate varie altre fucilate, senza però averlo colpito. Il detto Comandante fece partire dopo pochi giorni il suo Battaglione da Acerra per Foggia ove si forma la prima Legione Napoletana di cui è capo Ettore Carafa. Gicca Comandante.
Ill noto Patriota Nicola Neri, avvezzo a soffrire la persecuzione dell'Inquisizione per istruire gli uomini de' loro diritti, e desideroso che la rigenerazione scientifica vada di pari passo colla rigenerazione politica, travaglia su di un Saggio Nosologico, in cui mostrar il vantaggio della nuova dottrina medica di Brown. Sta per uscire la prima dilucidazione sulla debolezza diretta, ed indiretta: ei l'ha ristretta in un volumetto: successivamente usciranno gli altri di diverso argomento. L'edizione è in ottavo di buona carta: il prezzo è di grana 30.: l'associazione si fa nella stamperia de' Cittadini Nobile, e Bisogno accanto il tempio di S. Paolo. Nìniolo Antrianocipe fa saper al Pubblico aver tradotto dal Francese le Avventure del Compare Matteo, romanzo filosofico, che spargendo un fino ricordo sopra ogni strumento della superstizione, rovescia l'impostura dal suo trono. L'opera sarà divisa in otto tomettí in sedici; la vaga forma de' caratteri, la buona qualità della carta (la migliore, che Napoli possa somministrare), ne accrescono il pregio. Per quel che riguarda il costo, l'autore che non intende far da Negoziante col Pubblico, si contenta ritrarne le sole spese dell'edizione: s'induce perciò a rilasciarla al tenue prezzo di grana 15. il tomo, pagandosene uno anticipato secondo si costuma. Le associazioni si ricevono nella Libreria del Cittadino Giuseppe Policarpo Merande sita nella strada di S. Chiara; nelle Librerie de' fratelli Marotta, e nella loro casa di negozio sita incontro la Chiesa di S. Nicola alla Carità, e dal Cittadino Gio. Sorrentino incontro il Palazzo di Stigliani. E' pubblicato il primo volume: ogni 15 giorni ne uscirà un altro: chi troverà 10 associati, ne avrà una copia gratis. |
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