Economia circolare: il cerchio da chiudere
Il concetto di economia circolare, il riciclo dei materiali prodotti, è piuttosto recente nella storia dell’umanità. Nei secoli scorsi si recuperava materiale edile, pietra o marmo per i nuovi edifici, oppure materiali preziosi, oro o argento, in tempi più recenti carta straccia o indumenti usati. Il riciclo di materiale organico era comune nella società contadina, alcune forme di riuso sono ancora apprezzate in ambito gastronomico, vedi la “ribollita” toscana con avanzi di pane e verdure. Anche durante i periodi bellici si sono riusati materiali: un ricordo storico è la raccolta di ferro domestico durante le sanzioni comminate all’Italia per l’aggressione all’Etiopia nel 1935. L’accumulo di materie di scarto era messo in discarica senza problemi. Un esempio è quello del monte Testaccio, una collina artificiale nella zona portuale dell’antica Roma. Alto 54 metri e con una circonferenza di circa 1 chilometro, è formato da milioni di cocci, le testae, da qui il nome del monte. Sono in prevalenza frammenti di anfore accatastati con la massima economia di spazio, utilizzando la calce per eliminare gli inconvenienti causati dalla decomposizione dell’olio. La situazione è cambiata completamente dalla seconda metà del secolo scorso con l’aumento esponenziale della popolazione mondiale e la crescente capacità produttiva dell’industria associata alla estrazione dal sottosuolo di enormi quantità di petrolio, carbone e minerali. Nel 1950 la popolazione mondiale assommava a 2.5 miliardi, era aumentata a 8 miliardi nel 2022. Studiosi israeliani (Elhacham E et al. Global human-made mass exceeds all living biomass, Nature, 2000) hanno calcolato come all’inizio del ventesimo secolo la massa antropogenica (i prodotti dell’uomo) era uguale a solo il 3% della biomassa del globo terrestre con una differenza di circa 1.1 teratotonnellate (Tt) (una Tt equivale a mille miliardi di tonnellate). Antonella Orefice prosegue la sua ricerca storiografica
Antonella Orefice, direttrice del “Nuovo Monitore Napoletano”, continua a pubblicare pregevoli saggi storiografici. Dopo il volume “Le austriache. Maria Antonietta e Maria Carolina, sorelle regine tra Parigi e Napoli” (2022), e “Tra le mani del boia. Tre secoli di pena capitale a Napoli dai Viceré ai Savoia” (2023), esce ora, a sua cura, “Il fondo Sant’Uffizio Dell’Archivio Storico Diocesano di Napoli. Inventario (1648-1766)”. Il libro è pubblicato nell’anno in corso dalla “Editoriale Scientifica” di Napoli. Com’è noto, l’origine dell’Inquisizione risale al Medioevo, e assume forma strutturata nel 1184, nel Concilio di Verona presieduto da Papa Lucio II e dall’imperatore Federico Barbarossa. Molti la conoscono per sentito dire e ne hanno quindi notizie frammentarie e slegate. L’autrice intende porre rimedio a tale situazione illustrando il funzionamento dei tribunali dell’Inquisizione in diversi contesti geografici. Nel Medio Evo l’Inquisizione conobbe una prima fase vescovile (1184-1231), durante la quale vennero condannate soprattutto le dottrine pauperiste sostenute da Catari, Valdesi e altri gruppi eretici. A partire dal 1231 compaiono in varie parti del continente europeo tribunali presieduti da inquisitori permanenti. Fu Papa Gregorio IX a istituirli affidandoli ai frati domenicani. Si tratta di fatti conosciuti grazie non solo al lavoro degli storici, ma anche al successo di romanzi celeberrimi come “Il nome della rosa” di Umberto Eco. Tutti coloro che venivano accusati a vario titolo di eresia erano indagati da questi tribunali, i quali ricorrevano alla tortura se l’accusato rifiutava di confessare. Gli imputati non potevano evitare la morte. Gli eretici impenitenti erano bruciati vivi, mentre i pentiti venivano impiccati o decapitati. Leggi tutto: Antonella Orefice prosegue la sua ricerca storiografica La tradizione popolare in Campania: la tammurriata
La musica come forma di espressione popolare deve il suo nome al fatto che in origine era prodotta e fruita dalle classi popolari. Si distingue ancora oggi a seconda delle aree geografiche e si differenzia dalla musica colta, oltre che per lo stile e le pratiche, anche per essere completamente priva di notazione musicale. Inoltre, risulta essere particolarmente legata a specifiche occasioni funzionali connesse a vari momenti di vita collettiva (matrimoni, festività religiose ecc.): essa è infatti definita musica funzionale, cioè legata al contesto esecutivo. La musica popolare è studiata dall’etnomusicologia con alcuni contributi antropologici e sociologici; essa Influenza ed è influenzata dalla musica colta. L’assenza di forme di scrittura e la sua trasmissione da individuo a individuo rappresentano la conservazione della comunità attraverso se stessa: la musica diviene, quindi, espressione sociale di una comunità. In Campania questa tradizione è molto viva e sentita e si manifesta soprattutto attraverso il fenomeno culturale della Tammurriata. Ma andiamo alle origini. Alcune danze greche antiche in onore di Dioniso o Cibele riproponevano nella figurazione schematica l’odierno ballo sulla tammorra. Ciò è riscontrabile soprattutto nella cheironomia delle menadi, che attraverso le mani manifestavano particolari sentimenti ed emozioni, e nel salto di tipo demoniaco che agitava tutto il corpo delle baccanti per giungere ad uno stato estatico. La gestualità del ballo, che deriva da imitazioni di animali come i gallinacei o voli di uccelli o da gesti quotidiani come zappare la terra, setacciare la farina, spezzare i maccheroni, raccogliere i frutti, o vendemmiare; assume un significato simbolico e magico. Leggi tutto: La tradizione popolare in Campania: la tammurriata Vittime innocenti. Novembre 1945- 2021
Il 1° novembre del 1995 a Gioiosa Ionica (RC) venne ucciso il 23enne Luigi Coluccio, titolare di un bar. Ha pagato con la vita la determinazione sua e dei familiari a resistere alle richieste della ‘ndrangheta. È stato ucciso sulla porta del suo bar. Gli assassini hanno atteso che girasse le spalle alla strada per calare le saracinesche. Dietro una siepe, si erano nascosti due killer che avevano ricevuto l’ordine di ucciderlo. Con un fucile a canne mozze calibro 12: cinque colpi che raggiunsero Luigi in ogni parte del corpo, compresa la testa. La morte fu istantanea. Il 2 novembre del 2004 a Bruzzano Zeffirio (RC) venne ucciso Paolo Rodà a soli 13 anni. Quella mattina si recò in macchina insieme al padre Pasquale a Ferruzzano dove possedevano un terreno e degli animali. Erano appena arrivati e avevano spento il motore della macchina quando alle loro spalle cominciarono a partire i colpi di lupara. Paolo, che era seduto sul sedile posteriore, fu colpito immediatamente e morì. Pasquale e il figlio maggiore scesero dalla macchina e cercarono di fuggire. Il ragazzo rimase ferito, mentre Pasquale fu raggiunto e ucciso. Il duplice omicidio riaprì la faida di Motticella che lasciò sul campo numerose vittime. I dilemmi della Cina
Durante una visita a Pechino, dove mi sono recato su invito di uno degli atenei locali, ho cercato di capire cosa pensano i docenti universitari cinesi circa la strana situazione del loro Paese. Strana perché siamo di fronte a una sorta di animale con due teste. Da un lato un sistema istituzionale totalmente controllato dal Partito Comunista, senza libere elezioni e privo della normale dialettica tra struttura politica e società civile. Dall’altro un capitalismo che a tratti appare selvaggio, più liberista di quello europeo e generatore di grandi squilibri nella distribuzione della ricchezza. La Repubblica Popolare Cinese è infatti piena di “tycoon” (nel senso americano del termine) i quali, per limitarci soltanto al caso italiano, stanno comprando a più non posso. Squadre di calcio dall’illustre passato e che, senza le loro iniezioni di denaro fresco, sarebbero destinate alla decadenza. Note aziende della moda, giacché i cinesi hanno una vera e propria passione per tutti gli aspetti del design italiano. E pure industrie decotte che, dopo il tramonto delle Partecipazioni Statali, sono costantemente a rischio di chiusura.
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Pubblicazioni mensiliNuovo Monitore Napoletano N.191 Novembre 2024
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Cultura della legalità A un anno dal DL Caivano, non voltiamoci dall’altra parte Vittime innocenti. Novembre 1945- 2021
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